Laura Cherubini In LeArti News, luglio 1983 |
|
Apollo, 1980 |
Si potrebbe dire che per entrare nel lavoro di Ettore Consolazione si deve attendere che si alzi il sipario. Il lavoro di Consolazione e infatti organizzato nel senso preciso della messa in scena, come esibizione di elementi significativi e, anche, decorativi, inseriti in una cornice che riquadra un recinto eletto a spazio d'arte. Consolazione è sempre attento all'ambiente. Antonio Del Guercio ha notato: "Le installazioni di Ettore Consolazione si sono venute determinando a notevole distanza dalle esperienze diverse che presero l'avvio nell'area dell'arte povera. Queste, infatti, dichiaravano, nella scelta e soprattutto nell'uso dei materiali, di affidarsi essenzialmente alle connotazioni psico-antropologiche dei materiali stessi... Consolazione metteva a fuoco, esaltava, gli strumenti forti dell'arte.. ". Dunque l'allargamento dell'opera nell'ambiente non significa la fuga dell'arte nello spazio esterno ma, al contrario, l'assorbimento nell'arte di tutto quanto le è circostante. Un altro elemento costante nella produzione di Consolazione è l'accento posto sul valore della manualità. Consolazione costruisce con le proprie mani il suo piccolo universo, ogni elemento che appare nella messa in scena è appositamente confezionato e non prelevato dalla realtà e semplicemente spostato di campo. |
carta 3410, 2000 legno carta |
Poi, con lo stesso sistema, i cappelli alati di Mercurio nel Chiostro di Gavirate. Con l'installazione della grande manica a vento nella gola di Ulassai in Sardegna, Consolazione realizza un'altra opera effimera i cui protagonisti sono la tela (di nuovo) e l'elemento mobile per eccellenza: 1'aria. Sempre più Consolazione ci ha portato tra le nuvole, nel mondo dei castelli in aria: le sue città di pezza (a cui a volte ha aggiunto elementi di terracotta creando una ancor più tangibile antitesi di materiali) orlate di merli e di torricini possono posare soli su una nuvola morbida, appropriato analogon di un materiale che già Del Guercio ha definito soft. "Le sue città di Dio, i suoi cavalieri azzurri sono simulacri dell'oggi, in quanto introducono il desiderio di altri mondi come possibilità di scampo della ripetitività tecnologica della società di massa" (Marilena Pasquali). La dimensione è dunque quella della favola, sottolineata dalla tipologia dell'immagine (il castello), dal materiale ricco di memoria (ricordate le bambole di pezza?) e dai colori evanescenti. Favola / fabula: le immagini di Consolazione presuppongono un intreccio, anche se non enunciato. Filiberto Menna ha parlato di "esigenza di una scultura di racconto e di fabulazione" e ha proseguito: "Figurazione e racconto nascono cosi direttamente da una meditazione sulla materia e sulle sue possibilità di trasformazione". La storia che Ettore Consolazione ci narra è proprio quella delle peripezie della materia e della sua inesorabile metamorfosi in immagine. |
|
|
Nello studio, 1980 |