di Filiberto Menna in catalogo dell’omonima mostra , Galleria Sala 1, Roma 1986 |
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L'opera di Ettore Consolazione sembra addirittura nata su un palcoscenico in vista di una messa in scena in cui realtà e finzione si mescolano ancora una volta ma si colorano delle tinte suggestive di una favola. L'artista passa indifferentemente da un materiale all'altro, dalla stoffa alla terracotta, o le combina insieme realizzando nello stesso tempo i personaggi e la scena in cui questi devono agire: la piastra di terracotta si presenta come piano di appoggio, come un fondale di un paesaggio, una pianura accidentata che s'impenna all'improvviso nella verticale dei blocchi turriti degli edifici sullo sfondo di un bianco cielo di stoffa. Il racconto nasce cosi direttamente da una meditazione sulla materia e sulle sue possibilità di trasformazione: come un regista, o, forse meglio, come un demiurgo in miniatura, l'artista accumula paesaggi, figure di cavalieri e città turrite e con essi costruisce il suo teatro plastico, rivolgendosi con sorridente ironia all'immaginazione dei bambini e alla memoria degli adulti. |
Targa, 1976 |
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