di Fabio Briguglio |
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Orsa maggiore, 1973 |
Costituisce decisamente un motivo di particolare interesse individuare, all'interno del percorso creativo di un artista, il manifestarsi di uno scarto, rispetto ai codici linguistici consolidati, proprio nel momento in cui questo si produce e si manifesta Un passaggio analogico, nel caso di Ettore Consolazione, che certo non appartiene alla sfera del ripensamento o dello spostamento repentino ma, semmai, ad una fase transitiva di elaborazione logica capace di amplificare l'essenza di un codice espressivo già di per sé‚ maturo. E' pure necessario sottolineare come tale passaggio sia tanto sottile quanto decisivo nel consentire una rilettura critica che possa rintracciare nella essenziale trama sintattica di un'espressione sintetica la chiave d'accesso per una decodifica che riconduca ad unità di senso le sperimentazioni espressive condotte dall'artista nell'ultimo decennio. Se nella serie degli "enigmi" la scultura diviene l'esercizio di una continua estensione di senso rispetto alla specificità e alla fissità di uno spazio concreto, nei "rilievi" di Consolazione forma e contesto coesistono stabilmente nel medesimo statuto di opera. Il piano bidimensionale della carta perde la connotazione di supporto, si piega fino a definire spigoli e aggetti che suggeriscono nitide fughe prospettiche e individuano esatte profondità di contesti architettonici con i quali le forme tridimensionali di matrice geometrica tendono ad instaurare un rapporto simbiotico. Ma è proprio questa precisione, questa insistenza sul dettaglio, a disvelare il carattere sostanzialmente autonomo della più recente ricerca dell'artista. I "rilievi" non assolvono infatti la funzione di modello, non vi è nessuna intenzione circa la rappresentazione di uno spazio o la sua simulazione. Il criterio progettuale, che costituisce un dato fondamentale nel lavoro di Consolazione, trova qui altre motivazioni ed altre modalità risolvendosi in un metodo di controllo formale teso al conseguimento di un equilibrio dinamico, tra contesto modellato e oggetto scultoreo, che prescinde da ogni possibile legame con una situazione spaziale reale o potenziale. Sono dunque, questi luoghi, luoghi dell'arbitrio assolutamente slegati dalle contingenze del reale, che ritrovano nella leggera consistenza della carta la propria fisicità e, attraverso essa, il senso della loro stessa esistenza. Quelle di Consolazione, sono opere che abitano la dimensione del verosimile e che trovano nel verosimile un veicolo privilegiato di astrazione dalla realtà: l'operazione semantica non insiste solo su ciò che è visibile ma, piuttosto, su ciò che l'ambiguità della visione rende possibile. |
Valigia, 1973 |
La purezza e la linearità di ogni singolo elemento sono in netto contrasto con l'indeterminatezza delle configurazioni aperte e in costante divenire, che appaiono quali proliferazioni di geometrie compiute bloccate nell'immobilità spazio-temporale di un istante. |